lunedì 8 dicembre 2014

L'editoria digitale: presente o futuro?

(Pubblicato il 08/12/2014, aggiornato il 09/12/2014) 
>>> Risorse aggiuntive: slides presentazione breve

Tante novità si affacciano nel settore dell'editoria digitale:
Quali di queste sopravviveranno?
Quali si imporranno?
Vedremo il libro cambiare a breve, oppure occorre molto tempo ancora?
Di seguito, alcune riflessioni in merito.

Editoria digitale, presente o futuro?

Dipende. In Italia e in buona parte dell'Europa, si parla del futuro, anche se prossimo.
Infatti, il mercato stenta a decollare, per una serie di motivi. Non così negli USA e UK, dove il mercato è fortemente maturo già da qualche anno, in forte crescita e con buona spinta innovativa.
Una cosa è sicura: le aziende che vogliono continuare ad esistere in questo settore, devono investire al più presto. Le trasformazioni da fare necessitano di tempo e di un cambio di mentalità molto forte. Non è sufficiente, come si è detto da qualche parte, fare un click su InDesign per immettersi nel nuovo mercato dell'editoria digitale. Fare l'editore oggi implica doversi costruire una serie di competenze che non sono così scontate, a cominciare dal social media marketing fino alla costruzione della rete dei clienti/lettori.

Perché l'editoria digitale in Italia e parte dell'Europa è come frenata?

Di seguito i principali motivi frenanti che si intravedono:
  1. fattori culturali;
  2. poca innovazione nel settore;
  3. scarsa alfabetizzazione informatica;
  4. poca dimestichezza e scarsa fiducia per i pagamenti on line.

Come si vede nei dati relativi alla penetrazione dell'ebook nel mercato del libro, prendendo il 2014 come riferimento, l'Italia si posiziona abbastanza indietro (stima a fine anno del 4%). Interessante anche analizzare il dato sorprendente di Germania e Svezia, paesi evoluti culturalmente e forti lettori (oltre il 70% leggono almeno un libro all'anno). Come mai in queste due nazioni il digitale stenta a decollare, nonostante i motivi frenanti incidano molto meno che in Italia? Una possibile risposta è legato al cosidetto "fattore culturale". Essendo i tedeschi lettori forti e molto affezionati al cartaceo, non riescono a percepire l'utilità di passare al digitale. Stesso discorso molto probabilmente si può applicare alla Svezia e naturamente all'Italia. Sono infatti molti coloro che inneggiano al profumo della carta contro i freddi bit. In realtà si tratta di capire e comunicare correttamente quali sono i benefici personali nell'utilizzare o meno un ebook.

Poca innovazione nel settore: sarà vero?

La scarsa innovazione rende il libro digitale molto simile al libro cartaceo e quindi si crea forte inerzia al cambiamento.
Questo ragionamento porta anche ad un altro discorso molto importante: il digitale non può ridursi a copiare la tecnologia del cartaceo vecchia di 500 anni, ma deve dare servizi e utilità maggiori al lettore se vuole guadagnare fette di mercato.
A dirla tutta, gli e-reader offrono già oggi servizi aggiuntivi e utili: la sottolineatura, la ricerca semantica (tanto cara a chi sui libri digitali deve studiare), la condivisione di brani, la possibilità di agire sulla grandezza dei caratteri per agevolare la vista, e così via. Ma molto probabilmente, coloro che non hanno mai letto in digitale, non conoscono appieno queste utili funzionalità.
E' ciò denota da parte degli operatori del settore una scarsa comunicazione nei confronti del lettore/utilizzatore. E' proprio in questi giorni che IBS sta mettendo in onda messaggi promozionali per far conoscere il "Tolino", ereader della azienda tedesca omonima, che si innesta su questo discorso: "prima di chiedere al lettore di passare al digitale, devo spiegarne i benefici".

Alfabetizzazione informatica



Un altro motivo frenante è sicuramente quello dovuto alla scarsa alfabetizzazione informatica. E' vero che l'Italia è ai primissimi posti per n. di smartphone e tablet posseduti, ma così non è per la cultura informatica né per le competenze scolastiche in generale (vedasi dati OCSE-PISA che ci collocano ben al di sotto della media mondiale e lontani dalle prime posizioni). Infatti, nella quotidianità riscontro spesso lettori che, hanno difficoltà estreme ad installare i software necessari per la lettura degli ebook. D'altronde cosa potevamo aspettarci? Lo stato italiano è tra gli ultimi anche nella spesa destinata all'istruzione (sempre dati OCSE-PISA).

L'e-commerce in Italia

Altra variabile interessante che può aiutarci a spiegare la scarsa penetrazione del libro digitale nel nostro paese riguarda lo sviluppo dell'e-commerce (fonte). Il libro digitale, per sua stessa natura, viene pagato online e quindi se il sistema non è sviluppato si crea un altro collo di bottiglia. Ecco di seguito una tabella che illustra l'utilizzo dell'e-commerce in Europa e il dato non confortante italiano.
Come si può notare, non così è il dato relativo alla Germania e alla Svezia, di cui abbiamo accennato prima. Entrambi i paesi si attestano infatti ai primissimi posti. Ecco perché la poca penetrazione dell'ebook in questi stati non può essere spiegata se non in termini culturali.
Mentre nella tabella precedente l'analisi è relativa al mercato e-commerce in generale, nella tabella che segue viene invece riportato il comportamento dei cittadini. Il ragionamento appare però del tutto simile al precedente.

Come innovare il mondo dell'editoria digitale?

Qui la sfera di cristallo è d'obbligo e pensare al futuro del libro digitale e dire quali saranno le condizioni che si stabilizzeranno, appare molto difficile per qualsiasi analista. Sono tante le direzioni che in questo momento si stanno intraprendendo. Anche il formato ePUB di IDPF, che sembrava avesse risolto tutti i problemi di accessibilità e portabilità, ogni tanto viene messo in discussione. Inoltre: Amazon utilizza un proprio standard per gli ebook; piattaforme specialistiche come Comixology sviluppano i loro fumetti in formato app; recentissima è l'iniziativa di Penguin Books di sviluppare i loro ebook in modo che il lettore li fruisca tramite web. Anche noi in Logus, per un progetto avanzato di cui non posso fare ancora menzione, abbiamo dovuto abbandonare il formato ePUB3 e ripiegare, con buona pace degli sviluppatori, sulle più consolidate app per smartphone e tablet. E questo è solo una questione di formati di sviluppo e di fruizione. Ma cosa dobbiamo aspettarci dal punto di vista tecnologico, dai reader che si stanno sviluppando e dai nuovi metodi di lettura ed audio lettura?
Tanto, tantissimo e per fortuna, essendo immersi in un mercato fortemente globalizzato, le spinte vengono spesso dai paesi dove il libro digitale è più sviluppato e quindi più propenso a fare ricerca e innovazione.

Libri digitali che se la suonano e se la cantano

Non sono una scoperta del tutto nuova, infatti si parla già da un po' di tempo di “enhanced book”, ovvero libri con contenuti aumentati. Si tratta di libri in cui l'interattività e la multimedialità permettono di creare nuove e sorprendenti strutture, che possono portare anche a chiedersi se siamo ancora di fronte ad un vero e proprio libro. Con questi è possibile sfogliare la prima pagina e venire salutati con un “Ciao Francesca, grazie per avermi acquistato... prima di cominciare a leggere ti vorrei parlare di...”, con il nome che in modo automatico è stato pescato dalle generalità dell'acquirente personalizzando così anche il libro. Oppure poter interagire con trama e i personaggi, a seconda dei desiderata del lettore, del tempo meteorologico esterno e chissà quante altre cose. Oppure ancora interagire con illustrazioni, animazioni, grafici per dare nuove opportunità e strumenti ai libri illustrati per bambini, ai libri scolastici ed alla didattica.
Un nostro esempio di “enhanced book” è rappresentato da “Le torri di Kar El”, un fantasy storico illustrato, animato e interattivo per conoscere la Sardegna e la città di Cagliari. A questo link si può scaricare anche la versione demo gratuita. L'abbiamo voluto realizzare per sondare tutte le potenzialità e difficoltà di un progetto così complesso e ne siamo sicuramente soddisfatti.
Un altro esempio di "enhanced book è quello di Apple, che già nel 2011, anche per far conoscere le potenzialità di EPUB3, ha pubblicato "Il sottomarino giallo dei Beatles", che è veramente godibile ed ha rappresentato per molti il modello da raggiungere.
L'ebook è scaricabile gratuitamente da qui.

A questi, molte altre forme di "racconto" si presentano nel mercato. Tra tutte segnalo il fermento attorno al settore dei fumetti con gli ipercomics (a breve anche una collana di Logus) e i motion comics.

E se non leggessimo più nello stesso modo?

Ma non si sta indagando solo sui modi di raccontare, ma anche su come leggere. Un esempio per tutti è Spritz, uno speciale software di lettura che vuole rivoluzionare completamente il modo di leggere. Non più parole che seguono spazi e ancora parole, per poi comporsi in pagine. No, niente di tutto questo. Spritz fa invece apparire a schermo una parola per volta, alla velocità desiderata e con la possibilità di ingrandire il carattere a piacere. Non abbiamo ancora molti dati della lettura con questo metodo, ma sembra molto promettente. E chi lo ha provato assicura sia molto riposante per la vista e con una lettura molto più veloce della lettura tradizionale.

Ecosistemi da creare
Tra le novità assolute da porre in essere per adeguarsi al cambiamento nell'editoria, c'è sicuramente quella degli ecosistemi. Intendo per ecosistema il rapporto tra casa editrice, autori, scrittori e sopratutto lettori o potenziali lettori. E' questo secondo me il problema di adeguamento più grande e che creerà le maggiori difficoltà. La comunicazione proattiva nell'ecosistema, gestito sopratutto attraverso i social media, la costruzione della brand reputation editoriale, rappresentano sopratutto per  piccoli editori le nuove sfide da affrontare in modo immediato.

E i modelli di business?

Infine, ma non certo per importanza, affrontiamo l'argomento dei nuovi modelli di business che si stanno affacciando sul mercato. Eccone alcuni:
Amazon Unlimited - Una piattaforma con abbonamento (9.99 euro/mese), partita a metà di novembre, che permette di leggere quanto vuoi. Il problema sta nel fatto che i grandi editori, anche in considerazione delle ridotte royalties in gioco, non stanno aderendo come Amazon avrebbe sperato. Per cui il catalogo è ridotto e allo stato attuale quasi fatto di ebook autopubblicati (selfpublishing). I titoli in inglese sono invece più numerosi. Unlimited non è sicuramente la prima piattaforma di questo genere, altre si sono affacciate sul mercato già in precedenza. Una di queste è Bookstreams, che ha un catalogo di oltre 2200 ebook ed un discreto successo.

Delos Digital ebook USB cards - Un altro esempio di modello di business è quello di vendere pacchetti di ebook a tema. Questa è anche l'ultima iniziativa di Delos Digital, con 50 ebook a 39.90 euro, distribuita attraverso una elegante card USB.


Che dire..., gli stimoli sono molteplici, la carne al fuoco è tanta e sicuramente si può dire che il mondo dell'editoria, tra il profumo della carta e i bit, stanno giocando la loro partita a tutto campo.
Cosa sarà domani lo scopriremo solo leggendo... speriamo !!!


Se questo articolo vi ha ispirato qualche riflessione, condividetela, sarò felice di aprire una conversazione.

martedì 18 novembre 2014

Le interviste: Colte idiozie

 
Franceschina C., la Vs. libraia amica, intervista Filippo Pace, autore dell'opera "Colte idiozie".
 
 Che cosa ti ha spinto a scrivere Colte idiozie?
Avevo accumulato una grande quantità di materiale, numerosissimi strafalcioni, molti dei quali incredibili, grotteschi. Spesso ad alcuni amici ne raccontavo qualcuno, tra lo sconcerto o la risata di chi avevo di fronte. Lo sconcerto e la risata sono le uniche prospettive attraverso le quali confrontarsi con la Scuola Pubblica.
In che senso?
Nel corso degli anni si sono susseguiti personaggi pittoreschi e inquietanti nel ruolo di Ministro dell'Istruzione. A turno, ciascuno di questi (escluderei forse Fioroni) ha suscitato in me sconforto e, nei momenti di maggior disperazione, per un meccanismo difensivo, credo, grandi risate. Questi simpatici ometti, infatti, non avevano nessuna idea di che cosa fosse la Scuola Pubblica. Si sono contraddistinti per una gioiosa libido distruttiva o, al più, burocratica. Allora ho ipotizzato, in un momento di lucida consapevolezza dettata dal delirio, che fossero, in realtà, dei geni. Dei burloni avvezzi a smontare qualsiasi tensione raziocinante per preparare i ragazzi al caos dell'esistere. I proclami dadaisti di Profumo, la mesta armonia del parlare della Giannini, la robotica compulsività della Gelmini mirano alla dissoluzione del reale nel Nulla. Attraverso l'esperienza del Nulla, ormai una sorta di direttiva ministeriale tutta italiota, i ragazzi si confrontano, filosoficamente e psicologicamente, con la crisi di senso della Civiltà Occidentale. Aveva trattato di qualcosa di simile, in maniera allegorica e ironica, nel mio primo romanzo, La ballata della regina senza testa.
Insomma, il tuo intento non è quello di ridere, quanto di provocare?
Come ho scritto nella prefazione la risposta è nella negazione di ogni certezza. Vizio, vezzo o sollazzo? Sta a voi scegliere. Però può darsi che dietro ci sia anche una tensione mistica.

Puoi spiegare quale tensione mistica ci sia in un e-book che raccoglie strafalcioni di studenti di Liceo e Università?
Sì, certo. Sono convinto che uno dei segreti di Fatima sia: perché esiste questa Pubblica Istruzione in Italia? E' o non è un mistero al quale nessuno può dare risposta?

Sarcasmo forse un po' retorico, non credi?
Può darsi. Ma se ci si aspetta da me la posizione del docente afflitto dalla decadenza culturale si sbaglia persona. Anche perché Colte idiozie non mira a ironizzare sugli studenti ammiccando in maniera ruffianesca al pubblico istruito. Semmai l'intenzione è quella di evidenziare quanto la cultura umanista sia inutile nella nostra Italietta. Nell'ambito scientifico, per carità, va tutto bene. Scienza e tecnologia vanno di moda. Ma parlare di arte, letteratura, poesia, cinema nella Penisola è come vagare nel deserto alla ricerca di acqua.

E i docenti, che ruolo hanno?
Ci sono, come in tutte le categorie, bravi professionisti. E altri che dovrebbero cambiare mestiere. I peggiori sono quelli che si eccitano con la burocrazia, che erotizzano i verbali o il POF. I più bravi dovrebbero essere retribuiti meglio degli altri. Ma su questo punto sia i colleghi meno preparati che i reazionari sinistrati, fino ad arrivare ai sindacalisti più indignati, non sarebbero mai d'accordo con me. Chi giudica i docenti? Non il preside, non certo gli alunni. Se in Italia esistesse una Scuola Pubblica si dovrebbe investire qualcosa per metter su commissioni di specialisti per valutare il lavoro dei docenti. Ripeto: se.

Insomma, qual è la soluzione?
Chiudere per sempre le Scuole. Lasciare che i docenti vadano in giro a coltivare funghi e asparagi e i ragazzi a corroborare il loro immaginario negli stadi. La crisi sarebbe risolta.

Come giudichi il fenomeno e-book?
Positivo. Non scherzo. Penso che aumentare l'iva al 22% sugli e-book sia un'assurdità. Sono libri o no?

Quale colta idiozia ti ha suscitato maggiore divertimento?
Sentirsi dire che Verga è un naturista pessimista non ha prezzo. Ve lo immaginate, l'autore dei Malavoglia, in un campo di nudisti a discettare intorno all'immobilismo della Storia?

Colte idiozie 
Filippo Pace
Colte idiozie
Logus mondi interattivi
2014
f.to ebook (ePUB)
ISBN: 9788898062577
pag. —
euro 3,99


giovedì 30 ottobre 2014

Autori: Gino Andrea Carosini

GINO CAROSINI nasce a Genova il 5 agosto del 1957, esordisce alla fine degli anni ottanta come vignettista sull’inserto del quotidiano “ Il Lavoro”, “L’uovo Qualunque” sotto la direzione di Gualtiero Schiaffino. Illustra nel 1990 per lo studio Feguagiskia un libro di fiabe dal titolo “Dormi orsacchiotto” di Carla di Pasqua, nel contempo nel 1991 per le edizioni Vallardi scrive e disegna storie de “Lo Sceriffo Fox” in colla- borazione con Danilo De Ferrari sotto la supervisione di Giorgio Rebuffi per la testata “Tiramolla”. Nel 1991 pubblica per la Clementoni le schede del gioco “Sapientino più” Nel 2000 pubblica per l’editore Edicolors varie storie a fumetti sul mensile “Mazurka”. Nel 2004 vince il premio Necronomicon come miglior fumetto Horror. Nel 2007 è finalista al concorso fumettistico Leblanc.  Collabora con l’illustratrice Giorgia Matarese per storie “nere” per l’infanzia. Nel 2011 pubblica il graphic novel satirico “Pesciade” su testi di Gianfranco Andorno. Dal 2010 collabora con la rivista di weird e fantastico “Hypnos”, edita dell'omonima casa editrice, con fumetti, illustrazioni e saggistica. Ha vinto nel 2013 il contest per la copertina dell'antologia “Halloween all'italiana” edizioni Dunwich e ha pubblicato sul libro “Parole di vapore” una storia a fumetti satirica. Dal 2013 collabora con Roberto Bommarito su vari progetti in via di pubblicazione in formato e-book e cartaceo. Per le edizioni Logus ha illustrato alcuni racconti per l'antologia “Illusioni” (2014) ed ha pubblicato "Lo strano caso del Dr. Jekyll & Mr. Hyde", che fa parte della collana ClassiComics, i classici in versione fumetto. Nel 2014 insieme ad un gruppo di illustratori genovesi e non ha fondato l'associazione “Anonima illustratori”. Ha inoltre scritto varie opere teatrali che sono andate in scena nei principali teatri genovesi e ha vinto il premio “M’hai detto, mai detto” di Porto San Giorgio nel 2006 con il corto teatrale “Estrazione del lutto”. Fa parte del coro Arkansè specializzato in musica sacra, con l’ensemble Cappella Mackenzie ha partecipato al Festival dei due Mondi di Spoleto nel 2007.

giovedì 23 ottobre 2014

"Illusioni", suggestioni e fumetti

 "Illusioni" è la prima raccolta di fumetti brevi, che fa parte di un progetto editoriale di ampio respiro. Il gemellaggio di Logus mondi interattivi con Electric Sheep Comics conduce il lettore dentro un mondo fumettistico ricco di immagini e suggestioni. All'interno della raccolta: Posso Volere, Voglio Potere (di Gino Andrea Carosini); Parole (di Roberto Bommarito, disegni G. A. Carosini); Potere e Conoscenza (di Andrea Borla, disegni Giovanni Alessi). Tre fumetti brevi che aleggiano leggeri tra realtà e immaginazione, sentimenti profondi, parole non dette, gesti emblematici prendono vita e scaturiscono vividi dalla grafica fumettistica di queste pagine. Un percorso inedito che vi farà meditare, insomma "non solo fumetti"...

La prima della trilogia, “Posso Volere, Voglio Potere”, è una striscia unica nel suo genere, che si distingue per la carica innovativa e il gusto della provocazione. La linea sottile tra il bene e il male, fragilità, desideri inconfessabili e inaccettabili emergono con prepotenza dalla matita di Carosini.
Una grafica originale, giocata sui toni del chiaroscuro e i tratti grafici analitici; una tendenza stilistica che esprime in tutta la sua potenza visiva il messaggio insito nel testo: la continua lotta tra il bene e il male e la conseguente bivalenza dell'animo umano, la complessità delle coscienze e delle personalità. Le immagini oniriche di questo Comic scandagliano la coscienza e portano alla luce ombre inconfessabili. I desideri proibiti e indicibili di chi per anni vive attanagliato dai limiti della propria fisicità, il lato oscuro della malattia, dell'handicap, la volontà di divenire uguale alla massa a costo di trascinare la totalità nel baratro della sofferenza umana.

Stessa intensità ritroviamo nel fumetto “Parole”, un messaggio emblematico e illuminante si cela tra immagini e vocaboli. Il peso delle parole non dette divengono macigni che gravano sulle coscienze. Un mondo fatto di parole, che ha senso solo perchè concettualizzato dalla mente umana che ricompone eventi, cose, sentimenti attraverso la pronuncia e l'omissione di fonemi intrisi di verità nascoste. Anche qui siamo dinnanzi a ben più di un semplice comic, una striscia capace di stupire il lettore, comunicandogli messaggi estremamente chiari e significativi attraverso un linguaggio imperniato sulla sintesi e ricchezza di contenuti, caratteristiche non consuete per questa tipologia di prodotto editoriale.

Ultimo ma non ultimo il terzo comic della serie, “Potere e conoscenza”, racconta esaustivamente quella che possiamo definire “la solitudine dei potenti”, il caro prezzo da pagare in cambio del senso umano di onnipotenza. Gesti, paure e indifferenza, questi sono i sentimenti emergenti della striscia. Ma vogliamo veramente venire a conoscenza? Siamo realmente tanto potenti da accettare l'arduo responso finale della vita? Venire a patti con la propria coscienza sarà doloroso, accettabile o pacificante?
Il lettori vengono catapultati dinnanzi ad un bivio esistenziale: conoscere o non conoscere? Attraverso l'utilizzo di immagini ricche e stilizzate allo stesso tempo, il messaggio consegnatoci appare immediato e illuminato.


Una collana che si pone come strumento  di riflessione delle coscienze, strisce capaci di scatenare nel lettore ragionamenti e considerazioni di spessore umano e morale non indifferenti.
Non mi resta che augurarvi una piacevole e meditata lettura.

Franceschina C.

(la vs Libraia amica)

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venerdì 26 settembre 2014

Il certo e l'incerto: estratto gratuito

Clara Spada 



Il certo e l'incerto

* * *
Edizioni
Logus mondi interattivi



Il Certo e l'incerto
di Clara Spada
EdizioneLogus mondi interattiviwww.logus.it© 2013
ISBN: 9788898062447
Direttore editoriale
Pier Luigi Lai
pllai@logus.it
In copertina:“SUDDENLY A TREE”scultura 32 x 21 x 7 – anno 2012 – tecnica: mista su legnoSIMONE DULCIS pittore
Per gentile concessione dell’artistaSimone Dulcis su Facebook

> 1 <

Stefano si svegliò di soprassalto, con il cuore che gli batteva all’impazzata, come sovente succede dopo un brutto sogno o per uno stato interiore di angoscia che fa star male fino a perdere il respiro.
Intorno a lui la notte. L’oscurità non gli consentiva di orientarsi né di capire dove si trovasse: quel buio cupo e denso come nebbia lo avviluppava nascondendogli i confini.
Il suo disagio durò soltanto un attimo, giusto il tempo del brusco risveglio, e non appena riprese il controllo di sé gli parve che il buio attorno a lui diventasse sempre meno ostile. Anzi, rendeva l’ambiente soffice e ovattato, come un luogo speciale ed esclusivo. Un grande bozzolo.
Questa sensazione gli consentì di inspirare ed espirare lentamente e profondamente così da rilassarsi stendendo ad uno ad uno tutti i muscoli del corpo. Poi incominciò a ripercorrere mentalmente gli avvenimenti che lo avevano portato a trascorrere la notte in quella stanza sconosciuta, di cui, in verità, ben poco gl’importava saperne di più.
Gl’importava molto, invece, analizzare ciò che di insolito gli era successo, non il dove, e solo un poco il come.
Si sentì scuotere da un’ondata improvvisa di sentimenti forti e si commosse. Mai prima aveva pianto di gioia.
Si era sempre considerato un uomo alieno da sentimentalismi, padrone delle sue emozioni. Quando era di buon umore, scherzava con gli amici affermando di avere ereditato il carattere anglosassone di un antenato.
Ora, in territorio sconosciuto, capì la fragilità emotiva del suo io più segreto e non si stupì per la naturalezza con cui si sentiva disposto ad accogliere quelle nuove sensazioni, che non aveva mai avvertito, che neppure immaginava esistessero, che in piena convinzione aveva ritenuto di non potere mai provare.
Intanto la tensione, causatagli dal brusco risveglio, si era dissolta. Si sentiva completamente, piacevolmente rilassato.
Con il corpo steso supino, affondato quasi nel materasso, tra le lenzuola sfatte, le braccia incrociate dietro la nuca, si abbandonò al ricordo del piacere inaspettato della notte non ancora conclusa e di quegli accadimenti fuori programma che l’avevano preceduta.

Già, ieri. Doveva fare i conti con ieri. Quanto era lontano ieri, eppure così presente.
Sorrise. Non solo con le labbra, come si era condizionato a fare nel corso degli anni, ma con la profonda partecipazione di tutta la sua persona.
Felice. Non ne comprendeva il motivo ma raramente, forse mai in precedenza, si era sentito tanto autenticamente felice. E appagato, completo, leggero.
Il buio, quel buio fondo che precede il giorno e che lotta contro l’avanzare della luce dissacrante, pronta a dare consistenza alle cose e ai fatti, adesso gli era amico, lo ammantava interamente e lo trasportava in un’altra dimensione.
Ricordò vagamente di aver letto che in quel particolare momento fra notte e giorno cadono tutte le maschere che le convenienze e i rapporti sociali impongono e così l’uomo si trova nudo, totalmente scoperto, di fronte alla verità.
Non voleva ancora pensare a ieri, troppo presto per farlo, gli avrebbe creato dei problemi che per il momento non gli piaceva affrontare.
Finché c’era il buio a fargli da complice schermo intendeva godersi appieno le sue emozioni. Niente e nessuno aveva il diritto d’intromettersi, di guastargli la festa.
Ciò che stava provando era il piacere puro, l’essenza stessa del piacere, che non si può condividere né raccontare.
Lo stato di assoluto benessere gli procurò uno strano dormiveglia. Era convinto di essere sveglio e invece si era di nuovo addormentato. Come un bambino stanco per avere tanto giocato dormiva un sonno ristoratore, privo di sogni e di incubi.
Una parvenza di luce incominciava intanto a farsi largo nella stanza delineando sagome scure di mobili e cose, fino alle indistinte pareti.
Con gli occhi semichiusi Stefano incominciò a scrutare l’ambiente con curiosità. La luce lo aveva svegliato.
La stanza era vasta, molto vasta, ne aveva la sensazione, così gli pareva, sentiva tanto spazio attorno a sé.
Il letto, doveva essere molto grande il letto, aveva di fronte una portafinestra chiusa da persiane. La luce proveniva da quella parte, dalle fessure un po’ larghe.
Le tende non erano state accostate. Scendevano ai lati della portafinestra, due strisce compatte, due anonime sentinelle.
Doveva esserci una terrazza oltre la porta. O un giardino. Canti di uccelli annunciavano il giorno rompendo il silenzio. Un sibilo insistente, fastidioso, vi si sovrappose. L’odore di terra bagnata, di fiori e d’erba gli fece capire che si era messo in azione l’impianto automatico d’innaffiamento.

Un risveglio ideale, carico di un certo erotismo, da assaporare lentamente, tanto non aveva fretta, non doveva alzarsi di scatto come ogni mattina e affannarsi con doccia rasoio cravatta colazione, in lotta coi minuti. Da troppi anni non gli capitava di iniziare così piacevolmente una nuova giornata.
Eppure non lo voleva questo giorno. Se fosse stato in suo potere avrebbe cristallizzato il tempo nella notte precedente. Avrebbe voluto enucleare quella notte per riporla tutta intera in uno spazio particolare del suo cervello, come un oggetto prezioso, da collezionista, di quelli che si tirano fuori quasi furtivamente e si ammirano in solitudine, di tanto in tanto, quando se ne ha la predisposizione. O la nostalgia.
Ormai il chiarore gli consentiva di vedere le cose: i vestiti sparpagliati per terra e sulla poltrona, il pesante cassettone ottocentesco alla sua destra, i quadri alle pareti, una porta socchiusa a sinistra.
La luce non era ancora tale da permettergli di distinguere colori e particolari. Ogni oggetto pareva privo di sue peculiarità, apparteneva alla gamma dei grigi come tutti gli altri, persi e confusi nello spazio che lo circondava.
Avvertì accanto a sé un respiro regolare, caratteristico di chi dorme profondamente, e si voltò di fianco a guardare. Ma il chiarore non era sufficiente: ombra tra le ombre un corpo che, presumibilmente, gli dava le spalle. Un piede, di un grigio più chiaro, sbucava dalle lenzuola avvoltolate attorno alle gambe.
Stefano sorrise di nuovo, questa volta con profonda tenerezza, e si abbandonò completamente a sé stesso lasciandosi cullare dal ritmo dei vaghi rumori della vita che incominciava a pulsare al di fuori. Stava tanto bene che si riaddormentò.
Si svegliò che era giorno. Lame di sole tagliavano a fette la stanza, ormai ricca di colori.
Nuovamente avvertì al suo fianco quel respiro regolare e profondo e ne fu contento. Non gradiva intrusioni, voleva ancora tempo per esplorare l’ambiente attorno a lui, con tutta calma, per frenare l’impulso impellente di toccare il corpo addormentato al suo fianco.
Una bella camera da letto, non c’era dubbio. Molto elegante e raffinata nella sua essenziale sobrietà. Stefano ci si sentiva a suo agio. Non ci aveva fatto caso, la sera prima. Quando vi erano arrivati era tardi e avevano entrambi fretta d’amore. D’amore e di sesso. Se ne avvertiva ancora l’odore.
La camera era vasta, proprio vasta, la sua impressione iniziale si rivelò giusta. Benissimo, stava recuperando le sue facoltà. Notò le pareti laccate colore avorio antico e, in alto, gli stucchi, candide ghirlande di fiori e frutti intrecciati.
Anche l’armadio a muro accanto alla porta di sinistra era laccato, degli stessi colori delle pareti mentre le cornici in rilievo delle ante e degli sportelli erano dipinte di bianco ed evidenziate da una righino verde. Uno sportello in alto si era aperto un poco, gli parve di individuare alcuni capi di vestiario appesi, probabilmente delle giacche, forse di maglia.
Trovò di suo gusto il colore verde salvia delle tende ai lati della portafinestra. Della stessa tonalità era il tessuto (gli parve un filaticcio) delle poltrone e del copriletto rifiniti con un cordoncino in tinta. Proprio una sfumatura di colore adatta all’ambiente, molto riposante.
Il cassettone scuro, davvero un bel pezzo d’antiquariato, risaltava imponente senza essere pesante. Era completato da un grande specchio con la cornice di legno abilmente intagliata: non era dunque un quadro, come prima, al buio, aveva immaginato. Vari oggetti erano sparsi disordinatamente sul ripiano. Di lato, uno stupendo flambeau veneziano di vetro soffiato a cinque bracci da cui dondolavano fruttini colorati.
Il letto king-size, basso, non aveva sponde, la testiera imbottita tenuta sospesa alla parete da piccole staffe d’ottone era sovrastata da un grande quadro affollato di soldati napoleonici impegnati ad ammazzare nemici. Ai lati del letto due tavolinetti a doppio ripiano con due lumi gemelli, di ottone; per terra dei kilim pregevoli coprivano in parte il lucido parquet color di miele.
Nella parete sopra il suo tavolino una serie di piccoli dipinti di varie misure, disposti con maestria, formavano un unico puzzle. Stefano si voltò sul fianco destro per osservarli meglio: un’interessante raccolta di “firme”, importanti artisti italiani a cavallo fra l’otto e il novecento.
Se gli avessero proposto di sceglierne uno, quale avrebbe preferito? Probabilmente nessuno, stavano bene così, tutti assieme, memoria visiva dell’amicizia che aveva legato i loro autori.
Ma se proprio avessero insistito... forse quella figura di donna seduta, coperta con la sola camicia che lasciava libere braccia e spalle. Aveva un aspetto possente e il grembo largo e invitante, pareva scolpita nel granito eppure non c’era durezza in lei, anzi i suoi larghi fianchi gli trasmettevano una calda sensazione di protezione materna.
Era l’unico disegno vagamente colorato, di grigio plumbeo con vaghe sfumature rosate. Il viso della donna era privo di lineamenti, una macchia grigiastra coi capelli scuri e incolti, dritti lungo le guance, fino a confondersi con le spalle. Eppure non era un viso anonimo, soltanto dopo una osservazione più attenta Stefano si accorse che non c’erano occhi né bocca né naso. Notò il mento, vagamente accennato sul collo forte. Anche la figura aveva contorni indefiniti, come una statua appena sbozzata in un masso informe, da cui però già balzava fuori, libera della materia che l’aveva tenuta prigioniera, resa viva dal tocco dell’artista. Perché mai aveva quell’aria pensosa e vagamente triste? No, a ben guardarla non era triste ma seria, e maestosamente autoritaria.
Gli piaceva davvero, quel quadretto, e sarebbe piaciuto molto anche ad Eleonora.

Stefano si alzò piano dal letto, attraversò velocemente tutta la stanza senza far rumore e oltrepassò la porta semichiusa riaccostandola poi con attenzione.
Si trovò in un piccolo spogliatoio completamente vuoto, con armadi a muro alti fino al soffitto bianco, anch’essi laccati d’avorio coi bordi bicolori in rilievo.
Tra le ante, una di fronte all’altra, s’indovinavano due porte a specchi. Aprì quella alla sua destra e si trovò dentro una stanza da bagno piena di sole, luminosa al punto che dovette socchiudere gli occhi per adattarsi gradualmente all’impudenza di tanta luce.
Il sole invadeva l’intero ambiente attraverso una parete a vetri, disposta a oriente, che dava sulla terrazza. O sul giardino? Forse era proprio un giardino, vista la quantità di piante che incorniciavano la vetrata, gelsomini rampicanti ai lati e più oltre cespugli squadrati di lauro, salvia e rosmarino, e più avanti alberelli ben curati di limoni, una distensiva gamma di verdi interrotta solo da qualche limone giallo e dal candore dei gelsomini.
Se invece era una terrazza doveva essere davvero molto vasta, sicuramente protesa verso il lago. Quando, a notte fonda, dopo la corsa in auto, erano giunti alla casa sul lago, Stefano non si era reso conto che fosse una villa isolata, bassa verso la strada stretta e tortuosa a mezza collina, con la terrazza quasi a strapiombo sull’acqua.
Da lontano giungevano echi: il vociare della gente, il fischio di un vaporetto, il rombo soffocato di un motore. L’isolamento che Stefano si era sentito attorno, come il bozzolo che aveva immaginato, così gli era sembrato, cominciava a svanire.
Cercò di non pensarci e si guardò attorno. Anche in bagno un arredamento di classe, lussuoso ma non sfacciato, proprio come piaceva a lui. I colori erano gli stessi della camera da letto. Sfiorò con la mano uno degli asciugamani di spugna, soffice e invitante, lo accarezzò contro verso e il verde salvia acquistò sfumature d’argento.
Eleonora vi avrebbe aggiunto tocchi di altro colore, magari qualche asciugamano fucsia. Le piacciono i contrasti, sempre, pensò Stefano.
Si avvicinò allo specchio. Aveva i capelli arruffati, la barba di un giorno gli scuriva le guance accentuandone il colorito olivastro, gli occhi con le palpebre ancora pesanti di sonno, le sopracciglia dritte e scure, la bocca morbida.
L’abbronzatura non era del tutto sbiadita dal suo corpo che non dimostrava i suoi quarantacinque anni e si manteneva asciutto e scattante, le spalle dritte, i fianchi stretti, braccia e gambe da longilineo ricoperte di peli scuri. A Eleonora non piacevano gli uomini glabri e palestrati.
Si accarezzò lo stomaco e la pancia, si osservò criticamente da un lato e poi dall’altro constatando compiaciuto la tonicità dei muscoli addominali e si sentì soddisfatto del suo aspetto. Si stiracchiò più volte, gli piaceva, era l’unica ginnastica che, oltre il nuoto, veramente amava fare. Tennis, golf, jogging, palestra, praticati dagli amici del suo gruppo, tanto per seguire la moda, lo annoiavano a morte.
Adocchiò la Jacuzzi ad angolo, e subito aprì il rubinetto, bloccò il miscelatore sulla media temperatura, versò una manciata di sali da bagno dal profumo resinoso e rinvigorente e, seduto sul bordo, aspettò che la vasca si riempisse giocando distrattamente con le bollicine che a poco a poco, uscendo dai getti, agitavano la superficie dell’acqua.
Si immerse lentamente: gli piaceva sentire il calore impadronirsi gradatamente del suo corpo. Si stese mentre le bollicine gli si muovevano attorno e i getti ben indirizzati lo massaggiavano tutto creandogli quasi uno stato di eccitazione sensuale. In quel momento gli pareva di non poter desiderare niente di meglio e di più. Così serenamente rilassato lasciò che la sua mente riandasse alla figura addormentata nel letto accanto a lui, ne percorse idealmente con un dito la sagoma, delicatamente, come una carezza, dal piede sfuggito al lenzuolo su per la caviglia sottile e lungo il polpaccio, indugiando per un attimo all’altezza della vita snella fino alla schiena dorata, resa vellutata da una impercettibile peluria bionda.
Visualizzare quella schiena lo eccitò maggiormente tanto che avrebbe voluto correre in camera per appoggiarvi contro le mani aperte e poi morderla, come si addenta con gusto un frutto succoso appena staccato dall’albero.
Resistette all’impulso. Era preferibile che, per il momento, l’oggetto del suo desiderio continuasse a dormire. Però proseguì nella sua immaginaria esplorazione intenerendosi all’idea del collo lungo reclinato in avanti, inerme, la nuca protesa verso di lui, le ciocche striate di chiaro che la guarnivano, il sudore e gli umori dei quali avvertiva ancora il sapore.
Il viso no, lo aveva cancellato, come quello della donna del ritratto.
Era bello abbandonarsi all’idea del piacere, con gli occhi semichiusi e il corpo ondeggiante nell’acqua.
L’ansia lo attanagliò improvvisamente, e provò la stessa ingiustificata angoscia di quando prima dell’alba si era svegliato di soprassalto.
Eleonora. Come aveva potuto dimenticare Eleonora.
... continua ...
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