venerdì 2 agosto 2013

Critiche minime e grandi interrogativi per Vincenzo D'Ascanio, autore di "Valeria e le cattive compagnie"

Di seguito il testo di un audio messaggio di Carla Cristofoli che durante la presentazione del libro "Valeria e le cattive compagnie", ha rivolto ai partecipanti e sopratutto all'autore.

Naturalmente aspettiamo anche le risposte  !!!


Trovo che parlare di libri sia sempre una buona occasione di incontro, scambio, confronto. Leggerli è ancora meglio, leggere vuol dire vivere emozioni e storie che altrimenti non avremmo vissuto, vuol dire appropriarsi di un altro mondo. Leggere è esperienza. Leggere sempre e comunque dunque e visto che parliamo anche di editoria digitale direi che a questo punto nel 'comunque leggere' rientra anche 'leggere comunque e in qualunque formato'. Il libro di D'Ascanio ha vinto il premio letterario della città di Dolianova, ideato per scrittori esordienti, ed ecco allora che ha perfettamente senso che questi romanzi siano pubblicati da una casa editrice come la Logus che appunto pubblica gli esordienti, se poi saranno emergenti o se emergeranno, sarà il futuro a dircelo. Che poi non ha cosi tanta importanza, quello che conta maggiormente è che si possa ancora parlare di libri, scriverli, pubblicarli, leggerli e che tutto questo possa tornare ad essere uno strumento per leggere la realtà, interpretarla, tentare di capirla.


Che questo sia un romanzo di formazione, storie di crescita personale, lo dice benissimo l'assessore Elisabetta Cara nell'introduzione: 'un lunghissimo flashback che ripercorre gli anni giovanili del protagonista'.

Ho trovato la storia di 'Valeria e le cattive compagnie' scritta bene, ne ho apprezzato la costruzione a ritroso con piccole anticipazioni, che spingono il lettore ad andare oltre, una vera scenografia, sembra scritto per un film, magari lo sarà. L'ironia è forse il tratto più significativo. Sono estremamente riusciti i personaggi, tanto più veri quanto più sono caricaturizzati. Se potessi permettermi un confronto, cosa che non dovrei, lo farei con Stefano Benni, francamente me l'ha ricordato. Personaggi assurdi, esasperati, che s'infilano in situazioni sempre più assurde ed esasperanti e ci raccontano di una società appunto assurda, difficile da vivere e da capire. In Benni spesso il tutto si risolve in delirio, che è un altro modo di leggere il mondo, a casa nostra lo faceva Sergio Atzeni, ma con altra ironia, più drammatica, ma noi mica siamo Emiliani, siamo sardi e c'è poco da ridere. Infatti anche D'Ascanio riporta il tutto ad una normalità esistenziale che dà equilibrio e a suo modo serenità: "Non ho più desideri se non quelli più immediati, vivo ogni giornata con la dovuta calma, non sogno più orizzonti lontani ed indefiniti. Quello che ho mi basta" dice infatti sul finale.


Pier Luigi Lai, editore di Logus mondi interattivi, mi ha chiesto di buttare giù qualche domanda per l'autore, cosa che faccio sempre volentieri, perché mi piace leggere e mi diverte questo immaginario ruolo di "Lettrice dall'estero" che Pier Luigi mi ha attribuito. Ma qui francamente non riesco a formulare delle domande, perché altro tratto del lavoro di D'Ascanio è che questa storia tiene alto e sempre onesto il filo d'unione tra scrittore e lettore. Non ci sono tradimenti, inganni, passaggi non chiariti, la struttura è, come ho già detto, estremamente ben articolata.

L'unica domanda che mi viene da 'rifare' è quella a cui D'Ascanio ha già risposto, sul suo rapporto con la scrittura e allora la domanda è : perché scrivi? è solo divertimento?

anche, certamente, ma non credo sia l'unico motivo, sono proprio le ultime pagine a dircelo. Pagine che diventano un vero e proprio diario personale, estremamente intimo, in cui tutto all'improvviso si vena di una certa malinconia e ancora ti cito caro Vincenzo.


"Emozioni di diversa qualità ed intensità, emozioni che mi sfiorano o mi divorano, emozioni che potrebbero essere delle risposte, ma che custodiscono inevitabilmente ulteriori domande. Scrivere mi aiuta a trovare risposte plausibili, o se non altro a sistemare qualche nota sul mio pentagramma esistenziale. Perché talvolta il caos è talmente grande che non sono più sicuro di nulla (...) Allora scrivo, cancello e riscrivo, mettendo nero su bianco le impressioni ed i ricordi che il tempo spazzerebbe via (...)."



E ancora vorrei chiederti come scrivi? dove? quando? pensando a chi? a cosa? ti riesce facile scrivere? o ci sono dei momenti in cui vorresti lanciarlo dalla finestra il computer su cui scrivi? sempre che tu scriva sul computer.

Ma anche, e questa potrebbe essere una domanda imbarazzante, che cosa leggi per poter scrivere?


Carla Cristofoli

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