giovedì 29 agosto 2013

La Recensione del romanzo a cura di Alice Tafuri


Mediterranea – Venti da Sud-Ovest

Un’isola avvolta dal mare come un bambino avvolto dal liquido amniotico. Un luogo dove il susseguirsi delle ore è scandito dall’ondeggiare del mare. La calamita della bussola “Mediterranea – Venti da Sud-Ovest” è l’isola di San Pietro. Un’ Itaca moderna.
L’antico eroe omerico, Ulisse, dopo aver varcato le colonne d’Ercole, è tornato. Il re, che ritorna alla sua isola, sdoppiandosi in un giovane cavaliere Lluis Antoni Canyelles, e, in un saggio Rais d’ Occidente, Hassan Ben Youssuf. Trovando come unione, tra il giovane e il saggio, il moderato Paolo Parodi. Un Ulisse uno e trino. Un antico re affiancato dalla sua antica regina. Penelope. Una giovane Penelope, Francesca Cavassa, che ha in grembo il futuro, la speranza. L’anziana Penelope, Nettigna, colei che “vede”, anticipa. L’ equilibrio tra la giovane e l’anziana regina è Giovanna Buongiardino, l’ostetrica dell’isola e intima confidente di Nettigna.
Inizialmente il racconto sembra “imitare” il tranquillo ondeggiare del mare ma una piccola scossa porta il lettore a voler posare la mente nella quiete della terra ferma. La vittima di questa piccola ondata è Bartolomeo Bennizzi, una sorta di Jago shakespeariano. L’anima nera del luogo. Dalla terra ferma si vorrebbe risalire a bordo e dare uno scossone al timone per vedere il Bennizzi cadere e lasciarlo soffocare nei suoi stessi conati di vomito, nella vana speranza che ci lasci già all’inizio della storia.
La lettura procede inoltrandosi negli odori, nei rumori e nelle pieghe delle vesti dei personaggi. Salsedine, fiori, vociare e la polvere che si solleva dall’ asfalto accompagnano per tutto il percorso del libro. L’autore ci porta sull’isola. Sembra di violare, invadere l’intimità degli isolani. Si entra nei loro abitacoli, si vive con loro, spiandoli. Per chi segue il racconto l’isola non ha più segreti, ne percepisce gli spazi e la luce che da essi si emana. Si è sull’isola.
Un’ isola non è un’isola senza il suo mare. L’avvolge, la cinge come un gesto d’amore. Le onde che si susseguono sono carezze verso il luogo che circondano. Ma anche la terra ha le sue onde. Onde di sabbia. Polvere, sabbia, sole e silenzio. Al di là del’isola, al di là del mare. Il deserto. Un luogo di riposo per il lettore prima dell’ “evento”. Il silenzio può essere premonitore di quell’ira che solo l’essere umano può coltivare in grembo. Per poi tornare quel silenzio annunciatore di morte. 
Si naviga il mare per tornare a San Pietro. C’è una data nel racconto. 3 Settembre 1798. Il silenzio è interrotto da un vagito.
Si rimane sospesi, impotenti domandosi Perché? La risposta è celata nella mente di chi perderà la memoria. Tornerà la memoria ma in un altro tempo e in un altro luogo.
Qui si arresta lo sguardo del lettore. Forse si è giunti alle colonne d’Ercole e oltre non è dato remare. Un giorno, chissà, un Ulisse moderno ci racconterà.

Ringrazio Mariano Strina autore e artefice di questo bellissimo "viaggio"

"Il vuoto" denso di Carla Deplano: un'intervista di Filippo Pace

  Filippo Pace intervista Carla Deplano.
 
1. Come mai hai scelto un titolo così poco commerciale al tuo romanzo? Possiamo considerarla anche una scelta provocatoria?

Una volta un’amica mi ha chiesto se fossi matta a dare un titolo così lugubre ad un romanzo, aggiungendo che era tanto poco invitante alla lettura, quanto deprimente. In realtà non ho avuto il benché minimo dubbio sulla scelta: è perfettamente denotativa dello stato di forte alterazione psico-fisica che mi ha avvolto e travolto all’indomani di una perdita lacerante. Il vuoto come dimensione esistenziale ha dato adito ad una serie di dinamiche e di riflessioni che hanno scandagliato l’inconscio attraverso un tormentato percorso catartico. Diciamo che, ben al di là delle finalità commerciali, è stata una scelta autodeterminata e tutt’altro che provocatoria.

2. Quanto tempo hai impiegato a scrivere Il vuoto?

C’è stata una gestazione di un anno in cui ho scritto compulsivamente assecondando un bisogno fisiologico che alla lunga si è rivelato terapeutico. Quindi ho tenuto Il vuoto nel cassetto e nel dimenticatoio, nutrendo dubbi e remore circa la facoltà di esternare condizioni e sentimenti privati che, per quanto ampiamente romanzati, partono pur sempre da un nocciolo autobiografico abbastanza evidente. Alcuni colleghi che negli anni avevano visionato le bozze, sentendosi intimamente ed emotivamente coinvolti dai sentimenti descritti, mi hanno sollecitato alla pubblicazione. In fondo, si tratta di luoghi archetipi della mente e di condizioni esistenziali universali e per ciò stesso familiari in cui ognuno, a suo modo, si può riconoscere ed identificare. Alla fine, per quanto mi riguarda, la pubblicazione si configura come ciò che gli antropologi chiamano “rito di passaggio”.

3. Una delle peculiarità della tua opera è la diversità dei toni utilizzati: si passa dal tragico, all’umorismo, al grottesco. Si tratta di una scelta voluta sin dalla stesura dell’opera o è maturata nella fase della revisione?

Si tratta unicamente di assecondare i dinamismi di uno stato mentale in preda agli sbalzi d’umore. Non c’è 
nulla di predefinito e pianificato a tavolino. La varietà dei toni è una naturale conseguenza dell’instabilità psichica. Chi legge Il vuoto ha la percezione di una determinata condizione esistenziale, estremamente vulnerabile e cangiante. D’altra parte, chi mi conosce bene, sa che dietro l’apparenza leggera e ridanciana si cela quel groviglio sentimentale che porta inevitabilmente verso le speculazioni più disparate e disperate …

4. Quale funzione assegni alla Letteratura?

Una domanda da un milione … non avrei mai la presunzione di assegnare una funzione alla Letteratura!
Ken Saro-Wiwa scriveva che "la Letteratura deve essere al servizio della società immergendosi nella realtà, intervenendo, e gli scrittori non possono semplicemente scrivere per intrattenere o per speculare sulla società. Devono avere un ruolo attivo. La parola è potere, ed è ancora più potente quando diventa d'uso comune. E questo è il motivo per cui uno scrittore che prende parte, veicola il suo messaggio con più efficacia di quello che invece scrive aspettando il tempo in cui si realizzino le sue fantasie". Personalmente, a parte le mille funzioni che la Letteratura può e deve avere, da quella proposta dal poeta attivista nigeriano, in sintonia con le finalità dei teorici del realsocialismo, a quella didattico-moraleggiante o pedagogica piuttosto che satirica, la Letteratura mi dà il lusso di viaggiare nel tempo e nello spazio, di esplorare nuovi mondi, di empatizzare con perfetti sconosciuti: quale migliore potere se non quello di fare ancora sognare mondi migliori e possibili o comunque diversi e altri? In questo risiede fondamentalmente, io credo, il potere dell’arte. Mi sembra settoriale e impoverente la velleità di imbrigliare la creatività all’interno dei binari della funzione fine a se stessa. La ricchezza della Letteratura consiste proprio nella sua varietà ed eterogeneità: unicuique suum!

5. Cecilia soffre di più perché ha maggiore consapevolezza di sé e della crisi di senso del mondo che la circonda?

A parte la sensazione di vuoto generale che caratterizza la sua generazione precaria, il male di vivere di Cecilia deriva, sostanzialmente, da un buco affettivo che lei è incapace di colmare. La sofferenza viene acuita da un transfert che segnerà uno spartiacque nella sua psiche. Sarà proprio la maggiore consapevolezza di sé a portarla ad una sorta di rinascita e di maturazione attraverso un processo di comprensione, elaborazione e accettazione del dolore in tutte le sue componenti e sfaccettature.



6. Che differenza intercorre, a tuo avviso, fra la comunicazione e la relazione?

Attraverso la comunicazione si dà la stura all’otre di Eolo, prende vita il sottobosco inaridito di sentimenti repressi e fuoriesce l’inaspettato: il senso di abbandono, il tabù di una figura paterna castrante, il groviglio sentimentale di un transfert limerente, le ferite narcisistiche e tutte le cadute e le risalite di un percorso autoanalitico di individuazione.
Si tratta di una comunicazione mutila, di un epistolario a senso unico in cui viene progressivamente esternato il pensiero della protagonista, mentre quello del suo interlocutore – reale o immaginario che sia – è solo intuibile dal prosieguo del carteggio. Una relazione virtuale in tutti i sensi, che per sua stessa natura dà adito a equivoci, incomprensioni e ferite difficilmente osservabili, nel loro crescendo, in una relazione diretta e in una comunicazione verbale e prossemica. È così che Giorgio diventa lo specchio che riflette parti di sé e permette a Cecilia di conoscersi, di ritrovarsi, di dirsi la verità.
“Io e il signor G viaggiamo evidentemente su due lunghezze d’onda parallele e molto distanti, ognuno con i propri conflitti interiori ancora irrisolti. Il nostro continua e (forse per inerzia) continuerà ad essere un rapporto a distanza, informatico e digitale, di battute frizzi e lazzi, segnalazioni e commenti critici di convegni e conferenze, fatti di cronaca, concerti e rassegne cinematografiche d’essai che interessano solo a noi. Ci vedremo secondo il caso, indifferenti per strada, a una mostra o ad un concerto, senza appuntamenti predefiniti e sempre con la sensazione, da parte mia, di disturbare qualora si dovesse sconfinare da tali linee di superficie. Un saluto veloce, di quelli che non impegnano il fisico in inutili strette toraciche, in avvinghiamenti oltremodo ambigui ed imbarazzanti che non trovano giustificazioni se non in un’invadenza ostentata. Frasi di rito “come stai?” che comportano risposte adeguate “bene e tu?” ed altrettanto telegrafiche contro-risposte “bene!”… È solo così che ci si può ri-conoscere: senza fiutarsi, interrogarsi, interagire ed intendersi. Senza rischiare, mantenendo le “giuste distanze” anti-contagio. Chissà, forse si può invecchiare bene senza problemi di sorta protetti all’interno della propria bolla apatica asettica antivirale...? Si vede che alcuni non conoscono alternative. A me invece riesce molto difficile perché mi sembra del tutto innaturale, pur aborrendo per natura l’invadenza. Ma così è e non esistono vie mediane. Prendere o lasciare.
Fortunatamente sono circondata da persone che mi vogliono bene, ma la cosa mi rattrista comunque. Le amicizie di penna esistono, vero, e possono magari raggiungere intensità neppure paragonabili a rapporti di amicizia più diretti … Per quanto mi riguarda credo che un’amicizia degna di questo nome non equivalga o si riduca esclusivamente a qualche link semiserio relativo ad altro da noi, a segnalazioni d’ufficio, auguri a distanza e freddure: perché significherebbe che senza il medium computer non avremmo occasione e modo e voglia di comunicare altrimenti. Perché non esisteremmo. O forse è meglio nascondersi e nascondere sempre e comunque tutto sotto il tappeto, non apparire per quello che si è ma con la maschera che ci si è costruiti e imposti come corazza contro le minacce esterne, non essere ri-conosciuti ma conosciuti e come tali stimati a distanza ?
È un atteggiamento difensivo che posso comprendere, ma non per questo condividere”.
7. Anche con ironia, nel tuo romanzo fai riferimento alla musica e allo sport: che ruolo hanno questi nella tua vita e quale funzione assegni loro?

Non potrei mai vivere senza la musica, ce l’ho nel sangue. A parte rap ed heavy metal ascolto con ingordigia tutti i generi musicali, ma ogni fase e stagione della mia vita è sempre stata scandita da un genere preponderante. Quand’ero al liceo adoravo la musica degli anni ’60, ’70 e ’80, ora non riesco più ad ascoltare i Beatles: ho fatto indigestione o forse solo una damnatio memoriae di un periodo difficile. Durante i nove mesi di gestazione Mozart aveva una funzione incredibilmente rasserenante e spesso appoggiavo le cuffie sulla pancia per far arrivare meglio le vibrazioni a mia figlia. Ci sono tantissime musiche, come il concerto per piano e orchestra n. 3 di Rachmaninov o Il Lago dei cigni di Prokofiev, che toccano le corde dell’anima e vibrano dentro dandomi le stesse potenti emozioni provate al primo ascolto. Durante l’“anno scolastico” non mi perdo un concerto di musica classica, ma d’estate si risveglia il bisogno fisiologico di ballare e di musica commerciale!
Per quanto riguarda lo sport, ho sempre fatto mio il motto mens sana in corpore sano: tempra il fisico e la mente, sviluppa adrenalina e endorfine ed è il migliore sfogo salutare. Quest’anno vorrei riprendere il tennis dopo una lunga pausa: giocare con il proprio compagno, oltre che divertente, è una terapia di coppia efficacissima perché mette in moto l’ossitocina.

8. Come definisci la tua esperienza con l’ebook?

Trattandosi di un epistolario telematico, espletato sottoforma di mail, è chiaro che l’e-book sia stata la forma di pubblicazione più appropriata, ma mi rendo conto che nel nostro Paese si fa ancora molta fatica a concepire un libro in un formato “diversamente cartaceo”.

9. A quali progetti, nel frattempo, lavori? Hai in gestazione un nuovo romanzo?

Nel frattempo sono in vacanza e la spina è ancora staccata. Le sinapsi si riattiveranno non appena inizierà la scuola e allora mi dedicherò maniacalmente alla ricerca storico-artistica-antropologica. In cantiere, per ora, c’è un catalogo on-line di una mostra d’arte contemporanea che ho recentemente contribuito a curare. Poi, forse, seguirà Il pieno …

10. Infine: quando sei andata a portare la frutta a Filippo Pace, durante il suo lungo internamento in manicomio, come lo hai trovato?

Sono andata fino a Chia per cercargli i suoi fichi preferiti, ma non ho fatto a tempo ad arrivare al manicomio che aveva già cambiato identità e chiedeva solo banane di Santo Domingo!

(intervista tratta dal blog di Filippo Pace - Grazie per la gentile concessione)

sabato 24 agosto 2013

Antonello Zappadu intervistato da Totò Caminiti in merito al libro "Fabrizio De Andrè - laddove in pieno giorno risplendono le stelle"

Parlando di libri, di De Andrè  e ...

Come nasce il libro?
Inizialmente era un’idea per pubblicare una brochure, un editore Sardo era interessato alla pubblicazione ma essendo un piccolo editore gli venne l’idea di creare una mostra sulla falsariga del libro. Poi pensava di chiedere finanziamenti pubblici per un catalogo della mostra. La verità è che quando in un progetto come questo fai entrare tutto, alla fine va a ramengo anche il progetto. Quindi messo nel cassetto il progetto della brochure, ho voluto sperimentare il formato eBook, e la Logus Mondi Interattivi, sempre Sarda, ha deciso di scommettere su di me e su Fabrizio De André.

Perché De André?
Primo, perché ho avuto l’onore di conoscerlo e di essergli stato amico. Ci siamo conosciuti durante il processo della banda che sequestrò Fabrizio e Dori nell’agosto 1979 all’Agnata, poi col tempo ci siamo rivisti due o tre volte sempre all’Agnata, che nel frattempo era diventato un buon agriturismo.
Quelle foto sono una testimonianza degli ultimi mesi di Fabrizio, non stava bene, pensava ad un’influenza, invece era cancro, quella maledetta “bestia”.

Quanto il tuo passato di fotoreporter ti ha aiutato nel tuo lavoro?
È stato determinante, la decisione di corredare il semi-posato di Fabrizio a quattro canzoni del suo repertorio illustrate con immagini prese dal mio archivio, hanno fatto si che il lavoro, con qualche aiuto per i testi da parte di mio fratello Tore, fosse bell’e pronto.
Montidi Mola, ad esempio, l’ho accompagnata con immagini che hanno più di 10 anni. Immagini della Costa Smeralda fatte nel tempo in cui il digitale era fantascienza. In Boccioli di rosa (Bocca di rosa). Anche qui la mia natura da reporter mi ha aiutato con due servizi fotografici uno del 1988 e l’altro del 2005 sulla prostituzione in Sud Corea e in Colombia. Nuvole, è quello che mi ha dato più soddisfazione. Ho sempre avuto la singolare abitudine, quando arrivavo in un posto nuovo, di fare una foto al cielo e alle sue nuvole, come primo scatto. Ecco perché alla fine abbiamo nuvole fotografate negli anni 70 e nuvole di qualche mese fa. In Hotel Supramonte, ho avuto solo l’imbarazzo della scelta. Ho iniziato la mia carriera seguendo malviventi e vittime, quindi puoi immaginare quanto sia “poderoso” il mio archivio.

Cosa pensi del mercato on-line del libro e se i lettori elettronici di libri hanno futuro?
Certamente. E due episodi recenti, mi hanno dato una visione sul futuro del libro digitale. Il primo una email ricevuta dal Canada, un signore mi chiedeva dove poteva comprare l’ultimo mio libro “La bamba”. Io ho provveduto a dargli l’indirizzo dell’editore, per acquistare la versione digitale. Dopo due settimane mi ringraziava e spiegava che in pochi minuti aveva acquistato e scaricato il libro. Dimenticandosi, magari, di dirmi se gli fosse piaciuto.
La seconda quando andai con un collega ad una conferenza all’Universidad Javeriana di Santiago de Cali, sulla ricorrenza dei 500 anni de “Il Principe” di Nicolò Machiavelli.  Sala colma di giovani, tutti o quasi tutti, con il loro iPad o i loro Tablet. È questo il futuro che ti dice: “guardati intorno è capisci
Oggi vieni accreditato come reporter di guerra. Quando un libro sulla guerra?
Presto, molto presto. Prima facciamo uscire un libro sul caffè. Sono stato nel Quindío, una regione del cafetero, la culla del caffè in Colombia. Voglio raccontare questa bevanda conosciuta in tutto il mondo, la bevanda più conosciuta e bevuta nel mondo. È un lavoro di oltre un anno, ha collaborato per i testi Pablo Morales giornalista del posto. Raccontiamo il caffè dalla pianta alla tazzina. Insomma prima ci beviamo un buon caffè e poi parliamo di guerra.
Lo niños y la guerra, è un libro che vuole raccontare il conflitto in Colombia con gli occhi dei bambini, con mie foto e di Jaime Saldarriaga fotoreporter della Reuters in Colombia. Tutte e due i libri verranno “pubblicati” in doppia edizione, in Italiano e Spagnolo, vogliamo ondare il mercato Spagnolo e dell’America Latina. Ho anche un’idea sulla fotografia del viaggio, e di una collana naturalistica.


Fotografo di viaggio, non pensi che sia un argomento troppo sfruttato?
No, c’è sempre qualcosa di unico da raccontare in un viaggio. Poi il viaggio come l’intendo io è qualcosa di molto personale. Pianifico sempre, ma spesso mi affido al caso.


Torniamo a De André, pensi che possa esser tradotto in diverse lingue?
Si, certo, ne sono convinto. Un giorno a Mosca un medico di Baku, mi pare un pediatra, mi chiese se potevo procurargli un Lp di Celentano ed uno di Fabrizio De André. Da poco, qui in Colombia ho conosciuto un ragazzo con la passione della chitarra e in mio onore strimpellò alcuni motivi di Fabrizio. 
De André è patrimonio di tutti, la sua musica i suoi testi dovrebbero esser decretati patrimonio dell’umanità.


Oggi vivi qui in Colombia per le vicissitudini ormai note, cosa ti piacerebbe raccontare di questo paese?
La Colombia è un paese meraviglioso, ma con forti contraddizioni: il conflitto militare, il narcotraffico stanno indebolendo questa Nazione, allontanano i capitali stranieri e mortificano la speranza della gente. Vorrei raccontare la cocaina, la guerriglia a modo mio. A dire il vero con “La bamba” non ho raggiunto lo scopo che mi ero prefisso, quindi vorrei riprovarci con un nuovo editore, vediamo se Logus mi vuole seguire in questa mia “impresa”.


Cosa è stato per te De André?
Per me, ma anche per non meno di altre cinque generazioni di ragazzi, e stato uno dei protagonisti di un diverso approccio nel modo di guardare la realtà. Per questo a noi, che abbiamo goduto delle sue intuizioni e dei suoi cantici, tocca spiegare ai figli, ai propri nipoti chi fosse Faber, dentro e fuori la scorza del menestrello di costume. La sua poesia, senza barriere e senza confini, ha ancora qualcosa da dire a chi, oggi più che ieri, ha perso persino il gusto di coltivare la speranza. Perché Manuel mio figlio grande, che oggi è un affermato rapper di avanguardia, ha imparato ad amarlo grazie a me, ora tocca a Valentina e Francesco gli ultimi due arrivati in casa Zappadu, 7 e 5 anni. Anche loro impareranno ad amare Fabrizio De André. Perché? Non so dare una risposta, so solo che amare Fabrizio viene facile e semplice.


Cosa ci regali nel prossimo futuro?
Come ho già detto un libro sul caffè, uno sul conflitto colombiano visto con gli occhi dei bambini, e sicuramente tre eBook sulle orchidee. È un fiore che mi fa impazzire, spero di terminare i miei giorni coltivando orchidee, ma per questo ci vuole tempo a disposizione e testa e per il momento non ho nessuna delle due cose.


Ci siamo prefissi dieci domande ma non posso non fartela... Tu hai avuto una notorietà internazionale sulle foto fatte a Berlusconi, quando potremo vederle in un libro?
Mai, giuridicamente mai. Sono foto inibite dal garante della privacy e sequestrate da diverse magistrature. Però stiamo pensando ad un editore che goda della extraterritorialità, per bypassare la censura, magari qui in Colombia. 
 
Una sorta di operazione Ecoprensa come nel 2009 ?
Si, esatto. Ecoprensa è stata un’operazione magistrale, abbiamo spiazzato Berlusconi ed il suo iureconsultore Ghedini. Abbiamo venduto senza incorrere in alcun reato di ricettazione. 
Estero su estero, Ecoprensa ha venduto dalla Colombia a El Pais in Spagna, senza che il Garante e la Magistratura Italiana potessero intervenire per bloccare la vendita e la pubblicazione, tutto era fuori dalla loro giurisdizione. Scacco matto.
Certo pensare di pubblicare 20mila foto, sarebbe inutile e controproducente. Il book sarebbe un mattone, ma facendo una buona cernita di 200-300 immagini potrebbe risultare un buon prodotto e, soprattutto, mi risolverebbe un problema.

Quale, se è lecito saperlo?Quello che smettere, una volta per tutte, di essere un fotografo famoso nel mondo per delle foto che nessuno è in grado di vedere, confutare e giudicare visto che uno dei più potenti uomini del mondo ha voluto ed ottenuto di censurare.

Autori: Filippo Pace

(art. aggiornato il 31/08/2014)



Filippo Pace è un inquieto figlio del 1977, dottore di ricerca in Letteratura e Filologia Italiana si è occupato principalmente della narrativa del Secondo Novecento (in particolare di Pavese, Flaiano, Tomasi di Lampedusa, Moravia, Bassani, Bufalino, Tabucchi, Satta, Sciascia).
Nel 2008 ha pubblicato il romanzo La ballata della regina senza testa, distopica allegoria anticonformista che ironizza sarcasticamente sui mali del nostro presente. E’ del giugno 2013, edito da “Cultura e dintorni”, C’era una volta la rivoluzione, un giallo ambientato nel mondo patinato e decadente della Costa Smeralda.
La trasgressione del rock e il western di Sergio Leone sono la fonte propulsiva della sua ispirazione clownesca e ribelle. 

Ecco il Blog di Filippo "Devi urlare più forte" dove, oltre ad interessantissimi articoli che parlano di media e letterattura, potete trovare anche le recensioni dei suoi libri.

Ha pubblicato per Logus mondi interattivi:
Filippo Pace
Colte idiozie
Logus mondi interattivi
2014
f.to ebook (ePUB)
ISBN: 9788898062577
pag. —
euro 3,99
Pier Luigi Lai
Dir. Editoriale 

lunedì 19 agosto 2013

Autori: Roberto Lai e il nuovo ebook La diocesi medievale di Ottana

La Biblioteca Digitale dei Comuni della Sardegna si arrichisce di un nuovo ed importante volume: La Diocesi medievale di Ottana e la cronotassi dei suoi vescovi, grazie al bravissimo autore Roberto Lai.

Ecco la sinossi:
Il libro è una ricerca accurata, effettuata con metodologia scientifica, sulla Diocesi medioevale di Ottana. Attraverso una lunga e paziente esplorazione di diversi archivi, italiani e spagnoli, l’autore è riuscito a ricostruire la storia di questa diocesi, Dalle origini alla sua traslazione ad Alghero, nel 1503. La ricerca non si limita alla mera cronotassi dei vescovi che si sono avvicendati sulla cattedra di Ottana, ma spazia verso gli  ambiti della storia, della Sardegna e del Mediterraneo occidentale, con una mole impressionante di documenti e di rara bibliografia, consultata. Nulla è lasciato al caso: ogni affermazione e ogni notizia riportate sono corredate di riferimenti costanti alle fonti.
E’ indubbiamente un libro, fatto con sapienza di metodo e con la passione che ha il merito di dare un grande contributo non solo alla riscoperta della storia ecclesiastica della Sardegna, ma anche alla storia generale dei rapporti tra Regnum Sardiniae e Corona d’Aragona. 







Il libro era già stato pubblicato in formato cartaceo e tra qualche giorno vedrà la luce anche nel formato elettronico.

Roberto Lai, 57 anni, è funzionario della Camera di Commercio di Nuoro. Nato a Ottana, vive a Nuoro. Sposato, ha tre figli. Collabora a diverse riviste di settore, prevalentemente sui temi del medioevo e del travaso di marchi culturali tra la Sardegna e la Catalogna.




giovedì 15 agosto 2013

La nostra matita blu e rossa: Carla Cristofoli

CarlaCristofoli è nata a Cagliari nel 1968. Laureata in Lettere Moderne nella stessa città.

Insegnante di Lingua e Letteratura italiana, nel 2008 si trasferisce a Parigi, dove attualmente vive e continua ad insegnare Lingua Italiana.

Nel 2010 crea la propria scuola di lingua e cultura italiana 'Un brin d'italien', nel quartiere di Montmartre a Parigi.

Un progetto che ha lo scopo non solo di insegnare la lingua italiana ma anche di diffonderne la cultura, è all'interno di questo progetto che si inserisce la collaborazione con la Logus Mondi Interattivi, iniziata quasi due anni fa.

Oltre alla promozione in Italia e in Francia delle edizioni Logus, Carla si occupa della lettura, revisione e recensione delle opere che sono proposte alla casa editrice. Una volta selezionate le opere Carla incontra gli scrittori, propone delle interviste per poter presentare l'artista e la sua opera prima della pubblicazione e nella prima fase di promozione dopo la pubblicazione. 
 

martedì 13 agosto 2013

Mediterranea - Venti da Sud Ovest: distribuzione principale !!!

Principale distribuzione dell'opera:


  1. Logus mondi interattivi
    Il nostro catalogo
  2. Amazon Kindle Store
    La più grande libreria on line al mondo.  
  3. Apple Store 
    Per iPhone, iPad, iBooks 
  4. Nook : in arrivo
    Lo store di Barnes & Noble, la principale catena di librerie fisiche statunitensi
  5. Cubolibri
    La libreria del gruppo Telecom, legata soprattutto all’ereader Biblet. Nata nel 2010.
  6. Kobo
    Reader-store canadese, acquisito dalla giapponese Rakuten, in partnership con le librerie Mondadori.
  7. IBS
    La prima libreria online italiana, fondata nel 1998.
  8.  LaFeltrinelli
    La libreria del gruppo Feltrinelli, nata nel 2005, vende anche libri, dvd, cd ed Mp3.
  9. Hoepli
    Diretta emanazione della storica libreria (e casa editrice) Hoepli di Milano, una delle più grandi d’Italia, oltre agli ebook vende libri e dvd.
  10. MrEbook
    Nata dall’unione tra Bruno Editore e il Giardino dei libri, è specializzata in ebook. 
  11. Libramente
    Per acquistare i tuoi ebook in pochi istanti.
  12. Net-Ebook
    Nata nel 2010, è la libreria online della catena di elettrodomestici MediaWorld.
  13. Book Republic
    Libreria indipendente, della società Digitpub. 
  14. Ebookizzati
    Libreria online indipendente di Torino, oltre agli ebook distribuisce anche Audiolibri.
  15. Ultima Books
     
    Libreria online nata nel 2008.
  16. Libreria Rizzoli
    La libreria del Gruppo RCS Media Group, del quale fanno parte anche Corrierestore.it, Gazzettastore.it e Gazzatown.it. 
  17. BOL
    La libreria del Gruppo Mondadori.
  18. Omnia Buk
    Specializzata in narrativa, di proprietà di DGLine SRL, società specializzata nei servizi agli editori.
  19. University.it
    Il portale degli universitari.
  20. 9am
    Legata alla libreria 9am.it, specializzata nella stampa di fotolibri.
  21. Libreria Universitaria
    Contrariamente al nome, non è specializzata in libri universitari. Oltre agli ebook distribuisce libri, ereader, videogiochi e dvd. 
  22. Excalibooks: in arrivo
    Libreria generalista con un occhio particolare alla letteratura per ragazzi,di proprietà di Licosa Spa.
  23. DEAStore
    Libreria online nata nel 2000, del gruppo Dea Mediagroup. Oltre agli ebook distribuisce libri, cd, dvd, videogiochi e materiale vario.
  24. San Paolo Store
    Proposta ampia e articolata, che si compone di quattro aree merceologiche (libri, video, musica, oggettistica).
  25. Webster
    Nata nel 2000, oltre agli ebook vende libri (anche scolastici), cd, dvd e videogiochi.
  26. Ebook.it
    Libreria di proprietà della società Pegaso Uno, fondata nel 2010.
  27. Unilibro Libreria Universitaria
  28. Mazy

sabato 10 agosto 2013

Mariano Vs. Mariano: un'intervista



Mariano Froldi intervista Mariano Strina

Dopo il successo dell’edizione cartacea (best seller estate 2011 sul sito “ilmiolibro.it”) “Mediterranea – Venti da Sud Ovest, esce in versione ampiamente riveduta e corretta nel formato eBook per la casa editrice digitale Logus Mondi Interattivi e dal 9 agosto sarà in vendita nei migliori siti specializzati (Amazon, Itunes, Kobe, Feltrinelli e numerosi altri).
Approfittiamo dell’occasione per intervistare l’autore del romanzo, Mariano Strina.
 

 Mariano perché solo oggi, a distanza di ben due anni dall’esordio cartaceo, la decisione di pubblicare “Mediterranea – Venti da Sud Ovest” in formato digitale?

In primo luogo perché i tempi sono oramai maturi per uno sviluppo popolare, e non più solo di nicchia, del formato digitale ebook. Ma soprattutto perché ho avuto la fortuna di conoscere Pier Luigi Lai, l’Amministratore della casa editrice Logus Mondi Interrativi, che ha creduto nelle potenzialità del romanzo, facendomi una proposta contrattuale alla quale sarebbe stato sciocco rinunciare!


Se dovessi catalogare “Mediterranea – Venti da Sud Ovest” all’interno di un genere letterario per quale scelta opteresti?

Credo sia davvero difficile inquadrare il romanzo all’interno di un solo genere. Per la sua particolarità narrativa e per i temi toccati potrebbe essere inquadrato sia nel genere romantico che in quello avventuroso ma, per alcuni aspetti, anche in quello introspettivo e, perché no, in quello grottesco surreale.
Molto più semplicemente lo definirei un “moderno feuilleton”.


Ricorreremmo dunque in errore se definissimo il tuo scritto come un romanzo storico?

No assolutamente. “Mediterranea – Venti da Sud Ovest”è anche un romanzo storico. Il nucleo narrativo prende le mosse da un fatto storico realmente accaduto alla fine del XVIII secolo: la deportazione degli abitanti di Carloforte ad opera dei pirati berberi. Tuttavia bisogna riconoscere che attorno al nucleo storico, la “polpa” (più che abbondante) è di sola e pura fantasia.


Mariano, quali sono state le fonti ispiratrici del tuo romanzo?

Coscientemente nessuna. Ad un livello profondo invece innumerevoli e, soprattutto, estremamente eterogenee. Sono un accanito lettore fin dalla più tenera età. Ho divorato praticamente ogni cosa, dal fumetto al saggio storico e filosofico, sarebbe impensabile sostenere che “Mediterranea – Venti da Sud Ovest” non abbia subito l’influsso dei tantissimi autori che hanno scandito il mio tempo libero con le loro meravigliose storie e riflessioni.


Scorrendo tra i vari commenti (per la maggiore entusiastici) lasciati dai tuoi lettori, appare molto comune l’apprezzamento per la tua capacità di riuscire a trascinarli dentro la storia, quasi che si trovassero a viverla direttamente in prima persona. Ritieni che queste puntualizzazioni siano corrette?

Quando iniziai a scrivere il romanzo, mi posi l’obbiettivo di provare ad allietare (e contestualmente stimolare in riflessione) il lettore, coinvolgendolo nella storia. Per questo ho cercato di caratterizzare con molta precisione i numerosi personaggi che popolano il romanzo e descrivere con minuzia i luoghi dove vivono e gli stati d’animo che li contraddistinguono. I commenti che tu citi rappresentano la cartina tornasole di un risultato (forse) raggiunto.


Alcuni personaggi maschili (Türìn, Hassan, Juan Mario) nell’evolversi della narrazione acquisiscono un’aura che si potrebbe definire, senza tema d’errore, epica. Tuttavia molti lettori, e soprattutto lettrici, hanno invece evidenziato la marcata esuberanza narrativa di quelli femminili. Tu ti trovi d’accordo con questa affermazione?

Sì, la condivido assolutamente. L’epicità dei personaggi maschili è sempre frutto della straordinarietà delle loro gesta. La grandezza delle figure femminili si sviluppa invece nella normalità della quotidianità e, appunto per questo, appare decisamente più significativa.


Ritieni che il formato digitale di Mediterranea – Venti da Sud Ovest possa bissare il successo dell’edizione cartacea?

Mi auguro di sì. Il romanzo ha grandi potenzialità. È un libro che ha ambizioni “pop”, tuttavia senza mai rischiare di cadere nel banale. Il linguaggio utilizzato è semplice ma allo stesso tempo ricercato e la trama del libro invoglia il lettore a proseguire sino alla fine.

Pubblicata il 10/08/2013, a seguito dell'uscita in formato ebook di:

giovedì 8 agosto 2013

Mediterranea - Venti da Sud Ovest: come è nata l'opera !!!

Sebbene siano oramai trascorsi ben 213 anni da quella lontana notte del 2 settembre del 1798, l’episodio della razzia di Carloforte ad opera dei pirati barbareschi rimane ancora ricordo indelebile nei discendenti di quella gente fatta schiava.
Nella vasta produzione letteraria “tabarkina” l’episodio è stato raccontato con certosina erudizione da una foltissima schiera di storici e saggisti che ne hanno indagato e sviscerato ogni più recondito particolare.

L’episodio, tra l’altro, ebbe vasto risalto, per quel che naturalmente consentivano le capacità d’informazione dell’epoca, anche in campo europeo ed un secolo più tardi, esattamente nel 1903, sollecitò pure le fantasie del maggiore interprete italiano del romanzo d’avventura, un tal Emilio Salgari (sic), che scrisse “Le pantere d’Algeri” ispirandosi a quella triste vicenda.

Alcuni anni fa, ragionando con un amico su quell’avvenimento, nacque l’idea di scrivere un romanzo, puntando a creare qualcosa che riuscisse a distinguersi dalla produzione letteraria, ancorché pregevole, del passato. Qualcosa, che seppure partendo dal fatto storico, si spostasse su d’un piano di piena fantasia, permettendo all’autore di plasmare un mondo immaginario e tuttavia verosimigliante.

Il progetto si trascinò per diversi anni senza andare in porto, l’amico andò in pensione e tutto finì nel dimenticatoio. Tuttavia nel giugno del 2008, mi decisi a riprenderlo in mano, puntando a creare una storia, una sorta di thriller, ambientata ai giorni nostri, ma che affondava le radici del mistero nell’episodio della razzia del 1798. 
 
Nella sua struttura narrativa il romanzo prevedeva un capitolo ambientato a fine settecento incentrato sulla tormentata figura del Rais, capo della spedizione, che ragionando con se stesso, rappresentava un resoconto della razzia, svelando al lettore che all’origine della stessa vi fosse in realtà un traditore isolano.

Insospettatamente il capitolo si è trasformato, sino a divenire esso stesso un romanzo. I personaggi si sono moltiplicati e la storia è andata a suddividersi in tante piccole vicende, originando un componimento corale, dove il tutto acquisisce un senso solo attraverso il concorso di tutti. Un grande fiume che giustifica la grande massa delle sue acque esclusivamente nell’apporto dei numerosi affluenti.
Questo fatto mi ha consentito di descrivere un mondo non necessariamente costretto all’interno dei confini isolani, e quantunque nel testo ne viene comunque ribadita la centralità, ci si è concessa l’opportunità di rappresentare luoghi, culture, stati d’animo, completamenti eterogenei, seppur legati tra loro dalla ridondanza di un onnipresente Mare Nostrum. 
 
“Venti da Sud Ovest” è così diventato una sorta di feuilleton moderno, scritto con uno stile volutamente semplice ma mai banale, con l’intento di dilettare il lettore ma anche costringerlo a confrontarsi con l’animo e le azioni dei diversi personaggi. Nel tentativo di creare situazioni d’empatia che riuscissero a farlo diventare parte di quel mondo per simpatizzare e detestare, sorridere e commuoversi, compartecipe dei sentimenti di Hassan, Giovanna, Nettigna, Turìn, Francesca, Juan Mario e dei numerosi altri protagonisti. 
 
Per raggiungere questo obbiettivo ho fatto ricorso a tutta una serie di registri narrativi che, partendo dal grande romanzo ottocentesco, sono andati a contaminarsi tra loro, in una sorta di sincretismo letterario, avente l’unico scopo di condurre il lettore nel proseguo della storia/e, sino al rimpianto ultimo che “quel grosso mattone” è giunto, purtroppo, al termine! 

Mariano Strina

Mediterranea - Venti da Sud Ovest, ISBN 9788898062348,

Autori: Mariano Strina

Mariano Strina è nato e vive a Carloforte, unico centro della piccola isola di San Pietro.
Ha prestato la sua opera lavorativa nei più svariati campi professionali, spaziando dal tonnarotto all’imbianchino, dall’ufficiale di marina alla vedetta antincendio, dall’educatore di comunità all’operatore d’impianto metallurgico, dall’esperto di analisi di rischio sul lavoro a collaboratore del servizio affari legali di una grande azienda di produzioni primarie.
Sposato, con un figlio, è laureato in pedagogia.
Appassionato lettore, è praticamente un onnivoro che non si pone confini né innalza preventive barriere, spaziando scientemente dal fumetto al feuilleton, dal romanzo sociale al saggio filosofico, convinto che si possa trovare un’idea, una passione, un’eccellenza, un momento di sano ristoro, in qualunque forma di comunicazione dell’uomo. È alla sua prima esperienza come autore. 
Con Logus mondi interattivi ha appena pubblicato:
Mediterranea - Venti da sud ovest, ISBN 9788898062348.


 

venerdì 2 agosto 2013

Critiche minime e grandi interrogativi per Vincenzo D'Ascanio, autore di "Valeria e le cattive compagnie"

Di seguito il testo di un audio messaggio di Carla Cristofoli che durante la presentazione del libro "Valeria e le cattive compagnie", ha rivolto ai partecipanti e sopratutto all'autore.

Naturalmente aspettiamo anche le risposte  !!!


Trovo che parlare di libri sia sempre una buona occasione di incontro, scambio, confronto. Leggerli è ancora meglio, leggere vuol dire vivere emozioni e storie che altrimenti non avremmo vissuto, vuol dire appropriarsi di un altro mondo. Leggere è esperienza. Leggere sempre e comunque dunque e visto che parliamo anche di editoria digitale direi che a questo punto nel 'comunque leggere' rientra anche 'leggere comunque e in qualunque formato'. Il libro di D'Ascanio ha vinto il premio letterario della città di Dolianova, ideato per scrittori esordienti, ed ecco allora che ha perfettamente senso che questi romanzi siano pubblicati da una casa editrice come la Logus che appunto pubblica gli esordienti, se poi saranno emergenti o se emergeranno, sarà il futuro a dircelo. Che poi non ha cosi tanta importanza, quello che conta maggiormente è che si possa ancora parlare di libri, scriverli, pubblicarli, leggerli e che tutto questo possa tornare ad essere uno strumento per leggere la realtà, interpretarla, tentare di capirla.


Che questo sia un romanzo di formazione, storie di crescita personale, lo dice benissimo l'assessore Elisabetta Cara nell'introduzione: 'un lunghissimo flashback che ripercorre gli anni giovanili del protagonista'.

Ho trovato la storia di 'Valeria e le cattive compagnie' scritta bene, ne ho apprezzato la costruzione a ritroso con piccole anticipazioni, che spingono il lettore ad andare oltre, una vera scenografia, sembra scritto per un film, magari lo sarà. L'ironia è forse il tratto più significativo. Sono estremamente riusciti i personaggi, tanto più veri quanto più sono caricaturizzati. Se potessi permettermi un confronto, cosa che non dovrei, lo farei con Stefano Benni, francamente me l'ha ricordato. Personaggi assurdi, esasperati, che s'infilano in situazioni sempre più assurde ed esasperanti e ci raccontano di una società appunto assurda, difficile da vivere e da capire. In Benni spesso il tutto si risolve in delirio, che è un altro modo di leggere il mondo, a casa nostra lo faceva Sergio Atzeni, ma con altra ironia, più drammatica, ma noi mica siamo Emiliani, siamo sardi e c'è poco da ridere. Infatti anche D'Ascanio riporta il tutto ad una normalità esistenziale che dà equilibrio e a suo modo serenità: "Non ho più desideri se non quelli più immediati, vivo ogni giornata con la dovuta calma, non sogno più orizzonti lontani ed indefiniti. Quello che ho mi basta" dice infatti sul finale.


Pier Luigi Lai, editore di Logus mondi interattivi, mi ha chiesto di buttare giù qualche domanda per l'autore, cosa che faccio sempre volentieri, perché mi piace leggere e mi diverte questo immaginario ruolo di "Lettrice dall'estero" che Pier Luigi mi ha attribuito. Ma qui francamente non riesco a formulare delle domande, perché altro tratto del lavoro di D'Ascanio è che questa storia tiene alto e sempre onesto il filo d'unione tra scrittore e lettore. Non ci sono tradimenti, inganni, passaggi non chiariti, la struttura è, come ho già detto, estremamente ben articolata.

L'unica domanda che mi viene da 'rifare' è quella a cui D'Ascanio ha già risposto, sul suo rapporto con la scrittura e allora la domanda è : perché scrivi? è solo divertimento?

anche, certamente, ma non credo sia l'unico motivo, sono proprio le ultime pagine a dircelo. Pagine che diventano un vero e proprio diario personale, estremamente intimo, in cui tutto all'improvviso si vena di una certa malinconia e ancora ti cito caro Vincenzo.


"Emozioni di diversa qualità ed intensità, emozioni che mi sfiorano o mi divorano, emozioni che potrebbero essere delle risposte, ma che custodiscono inevitabilmente ulteriori domande. Scrivere mi aiuta a trovare risposte plausibili, o se non altro a sistemare qualche nota sul mio pentagramma esistenziale. Perché talvolta il caos è talmente grande che non sono più sicuro di nulla (...) Allora scrivo, cancello e riscrivo, mettendo nero su bianco le impressioni ed i ricordi che il tempo spazzerebbe via (...)."



E ancora vorrei chiederti come scrivi? dove? quando? pensando a chi? a cosa? ti riesce facile scrivere? o ci sono dei momenti in cui vorresti lanciarlo dalla finestra il computer su cui scrivi? sempre che tu scriva sul computer.

Ma anche, e questa potrebbe essere una domanda imbarazzante, che cosa leggi per poter scrivere?


Carla Cristofoli

giovedì 1 agosto 2013

Il surreale book trailer di "Valeria e le cattive compagnie": qualche minuto di divertimento e di poesia



"Lei non conosce Valeria..., 
   lei non sà chi è Valeria.... !!!

E' la frase clou, il top di questo book trailer divertente, poetico, surreale...

Sceneggiatura:
Vincenzo Maria D'Ascanio

Regia:
Raffaele Serra.


Cast:

Commissario - Vincenzo Maria D'Ascanio

Lorenzo: Raffaele Serra

Valeria: Emilie Baudrais

Agostino: Francesco Brandas

Segretaria: Veronica Cara

"Valeria e le cattive compagnie" è in distribuzione nelle migliori librerie on line.